Quando, da adulti, ci troviamo costretti a ricorrere ad un ricovero in ospedale non è mai una esperienza piacevole, tutt’altro. La affrontiamo razionalmente e con piena consapevolezza di quanto questa rappresenta ma per il bambino è molto diverso. Necessita di supporto.
L’esperienza ospedaliera vissuta dal bambino
Purtroppo in molti casi per diversi motivi, incidenti o malattie, il bambino si trova a dover affrontare un ricovero in ospedale. In certi casi a questo sono legati anche notevoli sofferenze e tempi di degenza prolungati anche per alcuni mesi.
Il ricovero comporta sempre, a qualsiasi età, la necessità di riadattarsi, per il bambino, ad una realtà diversa da quella sua quotidiana: l’ambiente fisico senza i punti di riferimento della sua casa, i ritmi e le regole necessariamente imposte dalla situazione, persone sconosciute che si occupano di lui e dei quali deve fidarsi.
Il bambino mostra sovente segni di insofferenza per la situazione, le regole, le limitazioni cui è sottoposto con reazioni di carattere rabbioso ma molto dipende, ovviamente dell’età del bambino stesso, dal suo livello si sviluppo e dalle sue relazioni affettive instaurate.
Cosa devono fare i genitori?
I genitori devono innanzitutto comprendere che il bambino può legittimamente reagire alla situazione e lo fa come può. Mai comunque criticare o minimizzare le lamentele del bambino ma mostrare sempre la comprensione e la solidarietà.
Questo consente al bambino di condividere le proprie ansie e preoccupazioni, il proprio disagio e questo allevia le sue sofferenze per la condizione di ricoverato. Il personale ospedaliero è ben preparato a queste situazioni (o dovrebbe esserlo), quindi non esitare a chiedere aiuto a medici e infermieri per gestire al meglio la situazione.
Le reazioni da 0 a 3 anni
I bambini in questo campo di età non sono in grado nemmeno in minima parte di razionalizzare la situazione di ricovero. Per loro il dolore causato dalla malattia o dalle cure non è distinguibile e vivono la situazione come una punizione di cui, peraltro, non sanno darsi motivazione.
Da ciò derivano le reazioni spesso rabbiose, forti che non rispondono ai tentativi di calmarli e ottenere una collaborazione. Il personale ospedaliero che si avvicina è vissuto dal bambino come un momento di paura.
La mamma è l’elemento chiave per riuscire a contenere le reazioni del bambino, è la persona che con la sua presenza, la sua voce, il suo contatto è in grado di rassicurare il bambino e calmarlo, condividendo con il bambino il dolore stesso.
Il ricovero nell’età scolare
Il bambino a questa età ha già un vissuto e ha maturato strumenti di comprensione ed espressione linguistica e spesso anche la comprensione dell’esistenza delle malattie che richiedono una cura da parte del pediatra.
La cosa fondamentale è gestire la comprensibile paura del bambino per ciò che non conosce. L’immaginazione dei bambini in età scolare è fervida, per cui spiegazioni non chiare, comprensibili per lui, possono generare paure peggio che la non conoscenza.
E’ necessario, quindi, un’azione puntuale e precisa ma in maniera semplice e perfettamente comprensibile dal bambino di ciò che accade e di ciò che saranno gli interventi di terapia ed eventualmente strumentali cui verrà sottoposto.
A volte i genitori, con tutta la buona volontà, non sanno spiegare bene al bambino tutto questo e spesso non sanno rispondere dovutamente alle sue domande. Il personale ospedaliero può essere di grande aiuto in questo.
Le reazioni
Anche dopo le corrette spiegazioni il bambino può avere una certa varietà di reazioni:
- può essere oppositivo, rabbioso e non collaborativo
- può chiudersi in se stesso, piangere, disperarsi anche per piccole cose
- nei casi migliori può mostrare un atteggiamento responsabile, collaborativo, coraggioso
Il dialogo è la strada maestra; mai mostrarsi insoddisfatti per il suo comportamento, al contrario, attraverso il dialogo far venire a galla le ansie del bambino per poterle gestire e risolvere insieme a lui.
In molte occasioni i bambini si scagliano contro le persone che gli sono più vicine, quasi sempre la mamma che soffre molto di questo allontanamento voluto dal bambino. Questo è un modo per il bambino di sfogare la propria ansia e rabbia ma questo attacco da parte del bambino sottintende il bisogno di aiuto, per cui è più che mai questo il momento non di imporsi ma di far capire al bambino che la mamma anche in questa condizione è con lui, indubbiamente.
La regressione è frequente nei bambini ospedalizzati, perdono alcune delle loro autonomie; anche in questo caso il bambino non deve essere sgridato ma occorre mostrare comprensione e far percepire al bambino la massima presenza e aiuto, anche fornendo tutte le rassicurazioni di cui godeva quando era più piccolo.
Questo non significa assecondare la sua regressione ma, al contrario, attraverso aiuto e comprensione, portare il piccolo a capire che tutto andrà bene.
Per la stesura di questo articolo abbiamo attinto informazioni puntuali ed autorevoli dell’Ospedale “Bambino Gesù” di Roma, approfittando anche per esprimere il massimo apprezzamento per la loro opera a favore dei bambini.